La rivincita su Parigi della politica italiana

Scritto il 27/08/2025
da Stenio Solinas

Il loro sistema invidiato come garanzia di stabilità. Ma oggi conta di più la solidità della maggioranza

I francesi guardano con sempre maggior nervosismo l'avvicinarsi del mese di settembre. Il primo ministro in carica Bayrou ha deciso infatti di chiedere allora la fiducia parlamentare, nonostante guidi un governo di minoranza, e il meno che si possa dire è che si tratta di un azzardo politico. Nello stesso periodo le associazioni sindacali e di categoria hanno proclamato uno sciopero generale proprio contro quella "finanziaria" per la quale Bayrou chiede il via libera dell'Assemblea nazionale, ed è molto probabile che si assisterà al ritorno sulle strade e nelle piazze di gilet jaunes e di casseurs di vario colore

Noi italiani guardiamo al "settembre nero" francese con sempre maggior sorpresa. Stiamo in pratica assistendo in diretta all'implosione di un modello politico, il semipresidenzialismo, a lungo considerato un elemento di stabilità, nonché un argine a ogni eccesso partitocratico, e in quanto tale invidiato e ammirato.

Si potrebbe obiettare che Oltralpe il problema non sia tanto il venir meno del semipresidenzialismo in quanto tale, ma il fatto che abbia preso sempre più corpo l'aporia insita in un sistema che contemplava la possibilità di un esecutivo parlamentare diverso, ovvero opposto, alla volontà presidenziale È un fenomeno già verificatosi in passato, ma che con il venir meno dei partiti politici tradizionali e quindi con la frantumazione del corpo elettorale è di fatto divenuto endemico. L'estremo paradosso francese consiste in un presidente della Repubblica il cui partito è minoritario in Parlamento e che si affida a un premier centrista privo però di maggioranza.

Venendo all'Italia, alcune lezioni si possono trarre. La prima, la più evidente, è che non c'è leadership che possa reggersi politicamente soltanto sul carisma personale. Lo aveva capito persino de Gaulle, dando vita al gollismo (che infatti gli sopravvisse). Non lo ha capito Macron, che di fatto ha disintegrato il macronismo andando a elezioni anticipate.

La seconda è che ispirarsi a modelli politici altrui non sempre è un buon affare, perché si tende a dimenticare le specificità nazionali in nome di concetti astratti che una volta applicati si riveleranno fallimentari. Rispetto alla Francia, l'Italia ha una storia fatta di sistemi proporzionali e di alchimie parlamentari che nel tempo le ha comunque permesso di sopravvivere alla cosiddetta Prima repubblica e al venir meno dei grandi partiti di massa.

Sotto questo aspetto, la scommessa dell'attuale esecutivo è tanto più interessante perché dimostra come sia la solidità dell'alleanza di governo, la sua maggioranza e tenuta parlamentare, la capacità di tener vivo il rapporto con il proprio elettorato nonché la propria militanza partitica il vero motore del suo successo. Più che grandi riforme costituzionali, si ha la sensazione che ciò che gli italiani chiedono sia un'attenzione ai loro problemi materiali, casa, stipendi, sanità, a opera di un governo stabile e capace di durare senza scosse né fibrillazioni sino alla normale fine della legislatura. L'errore principale del presidente Macron è stato di prendersi per Jupiter. La presidente Meloni continuerà a governare con successo se continuerà a essere, semplicemente, Giorgia...