Parigi, Bayrou appeso a un filo. "I più ricchi dovranno pagare"

Scritto il 27/08/2025
da Francesco De Palo

Le proposte verso il voto di settembre: tasse sui redditi più alti e concertazione. Il premier ha il "sì" dei repubblicani e fa appello ai socialisti. Pronti alla sfiducia con "Rn" e sinistra

Mentre in molti ambienti politici e industriali francesi si rafforza il dubbio che Emmanuel Macron faccia troppo movimento in politica estera e poco in quella interna perché già consapevole della sua possibile uscita di scena, ieri è stata la giornata delle proposte di Francois Bayrou per restare a Matignon ed evitare il voto di sfiducia dell'Assemblea Nazionale che, stando ai numeri attuali, sembrerebbe inevitabile.

Responsabilità e caos. A queste due tracce fa riferimento il primo ministro quando, in particolare, è sembrato parlare ai socialisti, possibile ago della bilancia, che non hanno ancora sciolto definitivamente le riserve sul voto e che, da qui all'8 settembre, potrebbero essere portati a salvare il governo. Al Partito Socialista Bayrou chiede di riflettere sulla decisione presa e di abbandonare i "riflessi spontanei" che li stanno spingendo a far cadere il suo governo. "Non chiedo a nessuno di rinunciare alla propria posizione, ma possiamo riflettere. Abbiamo il diritto di mettere in discussione i nostri riflessi spontanei". Entrando nel merito delle proposte, ha assicurato di voler "riporre piena e totale fiducia nelle parti sociali, affidando loro la gestione dei principali pilastri del sistema di protezione sociale", ha spiegato in un discorso tenuto all'università estiva CFDT. Ovvero afferma di voler lasciare la porta aperta a possibili negoziati con sindacati e partiti politici, al fine di evitare un voto negativo. Inoltre ha chiesto un sacrificio ai ceti più agiati, per incoraggiare una parte della sinistra a riconsiderare la propria intenzione di far cadere il suo governo. In sostanza ai più ricchi verranno aumentate le tasse.

I repubblicani voteranno la fiducia perché, come osservato dal ministro degli Interni Bruno Retailleau, far cadere il governo sarebbe contrario agli interessi della Francia: "Siamo entrati nel governo per evitare il caos e l'estrema sinistra. Sarebbe irresponsabile far precipitare il Paese in una grave crisi finanziaria le cui conseguenze colpirebbero per prime le persone più vulnerabili". I voti contrari sono noti. Secondo il vicepresidente del Rassemblemant Nationale, Sébastien Chenu, "lo scioglimento darebbe al Paese la maggioranza e Bayrou incontrerà un fallimento definitivo, per questa ragione RN farà campagna per governare il Paese non solo con un programma, ma con l'idea di dare a questo Paese la maggioranza", ha aggiunto.

Prendendo in mano il pallottoliere, dunque, emerge che i voti per sopravvivere Bayrou potrebbe cercarli solo nel partito socialista, i cui 66 seggi sono in bilico. I quattro gruppi di sinistra e i due gruppi di destra, che insieme detengono 330 seggi su 574, infatti hanno fatto sapere che avrebbero votato contro il voto di fiducia: si tratta di France Insoumise (71 eletti), Partito comunista francese (17), i Verdi (38 rappresentanti), RN (123).

Il quadro politico generale nel paese è stato rivoluzionato dalle elezioni europee del 9 giugno scorso e dalle elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio, che hanno mutato il quadro con RN in forte ascesa dappertutto e hanno dato un segnale delle intenzioni di voto della popolazione circa il futuro politico nazionale con vista Eliseo. Le presidenziali sono previste (ufficialmente) nel 2027. Anche gli ultimi numeri non sorridono a Bayrou: secondo un sondaggio di Elabe per BfmTv solo il 27% degli intervistati spera che resti in carica e la maggior parte ritiene che la caduta del governo "non sarebbe problematica per la situazione economica e finanziaria del Paese".

In caso di governo ko e assemblea nazionale sciolta, si aprirebbe una fase del tutto nuova. Marine Le Pen chiede elezioni anticipate, certa di vincere. Jean-Luc Melenchon chiama a raccolta la piazza, forte dell'ultimo ballottaggio. Nel mezzo il centrista Bayrou, premier dal dicembre 2024, dopo la caduta dell'esecutivo Barnier, il primo a essere rovesciato da un voto parlamentare dal 1962. C'era una volta la grandeur francese.