"Io, l’uomo delle sfide difficili. Così vincerò nella Toscana rossa"

Scritto il 27/08/2025
da Hoara Borselli

Il candidato moderato Alessandro Tomasi: ho già espugnato il fortino Pistoia

Alessandro Tomasi è un tipo tosto. Non si spaventa mai. Viene da «Azione Giovani», come Giorgia Meloni, ha 45 anni, e otto anni fa ebbe l'idea balzana di sfidare il sindaco uscente di centrosinistra di Pistoia con possibilità di vincere pari a zero. Pistoia era una delle città più rosse d'Italia. Risultato, in netto svantaggio al primo turno, al ballottaggio rimontò e vinse. E cinque anni dopo vinse di nuovo. Ora la sfida delle sfide: togliere al «campo largo» la regione rossa per definizione, la Toscana cattolica e comunista. È lui il candidato del centrodestra, squadra Fdi, che lancia il guanto all'uscente Eugenio Giani.

Sindaco, pronto ad affrontare una delle fatiche di Ercole?

«Non è una sfida semplice. È una sfida aperta. Ho girato per la Toscana e ho sentito tra la gente grande voglia di cambiamento. Noi abbiamo le nostre proposte per cambiare e il nostro prestigio da spendere. Convinto che si può vincere».

Le sfide impossibili sono un po' la sua storia

«Sono abituato a partire in svantaggio. Già l'ho fatta a Pistoia. Le sfide difficili le conosco, quelle impossibili non esistono. Serve coraggio, voglia di vincere e idee concrete».

Cosa è cambiato per lei con questa investitura da parte del centrodestra?

«Noi abbiamo iniziato la campagna elettorale da tempo, a prescindere dalla candidatura. Dal punto di vista operativo per me non cambia niente».

Dal punto di vista emotivo?

«Beh, sì. Una grande emozione. Ricordo quando da ragazzi abbiamo iniziato a fare politica a scuola Sognavamo questo momento. Combattiamo da allora per la nostra generazione».

Quando è iniziato il suo sogno politico?

«Dalle scuole. Da Azione Giovani. Ho fatto il congresso che incoronò Giorgia Meloni».

Come lavorerà per cambiare culturalmente la Toscana rossa?

«Partendo dalla mia storia e dalla storia del mio partito. Quando abbiamo fatto opposizione l'abbiamo fatta sempre in modo serio e costruttivo. Eravamo parte della storia democratica della Toscana. Poi con l'esempio: quando sono diventato sindaco sono stato sindaco di tutti. Non ho fatto i miei interessi o quelli del partito e neppure quelli del centrodestra. Ho lavorato per la città. Terzo punto di forza la concretezza».

Che vuol dire concretezza?

«Il sindaco deve dare risposte. Anche negative. Sempre concreto, assumendosi tutte le responsabilità. Non deve scaricare il barile sugli altri. La concretezza è il contrario della demagogia».

Prospettive per la Toscana?

«Ci sono grandi possibilità di sviluppo economico. Per esempio per i porti. Vanno superate le difficoltà burocratiche e la mancanza di infrastrutture. Poi c'è la sanità. La propaganda del tutto va bene è sbagliata. Non va bene. Serve una sanità del territorio, la popolazione invecchia, il welfare va riformato. Gli sprechi devono essere aboliti».

Cosa pensa di Giani, suo avversario?

«Non si può firmare tutto e il contrario di tutto. Non si può cedere ai Cinque stelle solo perché portano voti. Esempio: la riproposizione del reddito di cittadinanza che è già fallito a livello nazionale, o la scelta di rifare il piano rifiuti (che effettivamente è disastroso) approvato dalla giunta pochi mesi fa. E poi c'è la questione morale: non puoi risolverla delegandola ai 5 Stelle».

Esiste una questione morale in Toscana?

«Beh, dia un'occhiata a Prato, o a Firenze».

Qual è la soluzione?

«L'alternanza democratica».

Come funziona il campo largo?

«La Toscana è diventata un laboratorio per vedere come fare una alleanza nazionale che competa con la destra. Ma in questo modo ci si scorda della Toscana!».

In campagna elettorale peseranno i successi politici di Giorgia Meloni?

«Sì, assolutamente sì. Chi non ha pregiudizi ideologici riconosce alla Meloni i suoi meriti. Tutti, anche gli avversari. Autorevolezza, stabilità. Per gli amministratori la stabilità è importantissima».

Chi si oppone?

«Quelli che hanno cattivi maestri e giocano sulla paura».

Voi non giocate sulla paura?

«Noi vogliamo dare speranza. Noi non chiediamo di votare per paura della sinistra. Noi ci rivolgiamo a una maggioranza silenziosa che esiste ed è larga».

Tre punti del suo programma?

«Giovani: diritto allo studio, alla casa, al lavoro. Secondo punto: sviluppo, sviluppo sviluppo. Terzo: sanità, riforme sociali».

È la volta buona per portare la Toscana a destra?

«Sì è la volta buona».

Nel centrodestra c'è turbolenza tra Lega e Fi

«I dissensi si appianeranno. È lo spirito che noi del centrodestra abbiamo dal '94. Solo con la compattezza abbiamo conquistato luoghi che pensavamo imprendibili. Dobbiamo stare insieme per forza».

In caso di vittoria la sua vita privata sarà sconvolta?

«No, ho una moglie che mi sostiene. E ho due figli che hanno capito cosa fa il babbo».