Caso Pifferi, i periti: "Capace di intendere quando uccise la figlia"

Scritto il 27/08/2025
da Cristina Bassi

La nuova relazione psichiatrica: "L'immaturità affettiva non ha condizionato la sua consapevolezza"

Alessia Pifferi (nella foto) è stata dichiarata, per la seconda volta con una perizia, pienamente capace di intendere e volere, nel momento in cui nel luglio 2022 ha lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi.

La perizia era stata disposta su richiesta del difensore, l'avvocato Alessia Pontenani, nel processo d'Appello a carico della donna che in primo grado è stata condannata all'ergastolo per omicidio volontario aggravato. Anche i periti incaricati nel primo processo avevano stabilito che la 40enne non era affetta da alcun vizio di mente.

La donna aveva lasciato la figlioletta nella propria casa del quartiere di Ponte Lambro a Milano, in un lettino da campeggio e con solo un po' di latte e tè, per sei giorni mentre trascorreva il tempo con il compagno in provincia di Bergamo. Scrivono nelle conclusioni delle 32 pagine di analisi gli esperti, lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni, che Pifferi è «affetta da esiti in età adulta di Disturbo del Neurosviluppo con residua fragilità cognitiva settoriale ed immaturità affettiva, non significativamente invalidanti sul funzionamento psico-sociale». Una condizione che «non può ritenersi di gravità tale d'avere eziologicamente compromesso le capacità di intendere e/o di volere».

Il 24 settembre, davanti alla Corte d'assise d'appello, ci sarà la discussione dei risultati degli accertamenti e il 22 ottobre potrebbe arrivare la sentenza di secondo grado.

Per gli esperti in particolare, l'imputata ha avuto una «disconnessione dal suo ruolo di mamma», che però non significa non avere compreso le conseguenze che avrebbe potuto avere quella che è stata una scelta lucida. Pifferi presenta una «fragilità cognitiva e affettiva», tuttavia ha «sufficienti competenze relazionali, capacità di risolvere problemi e prendere decisioni, di pianificare le azioni, di prevedere rapporti causa-effetto in situazioni di discreta complessità».

Così l'avvocato Pontenani: «Attendo la valutazione del professor Pietrini, mio consulente. Dalla lettura si confermano la fragilità intellettiva ed i problemi mnemonici. Anche la assoluta incapacità di simulazione. Le conclusioni verranno valutate dalla Corte». E l'avvocato Emanuele De Mitri, che assiste la madre e la sorella di Alessia Pifferi, parte civile nel processo: «Il primo commento della famiglia è di soddisfazione perché è stato riconosciuto non solo quello che era stato già accertato in primo grado, ma anche ciò che era stato sempre sostenuto, ossia che si tratta di una persona assolutamente consapevole delle proprie azioni, non affetta da alcun disturbo». Emerge, conclude il legale, che Pifferi non è malata, ma «è solo una persona presuntuosa e arrogante nel comportamento di tutti i giorni».