Lecornu riparte dai tecnici e già rischia

Scritto il 14/10/2025
da Francesco De Remigis

Le Pen e Mélenchon presentano due mozioni di sfiducia. Trattative con i socialisti

Partito per l'Egitto dopo la firma del neo governo francese, il «Lecornu II», Emmanuel Macron ha puntato il dito contro «le forze politiche che hanno cercato di destabilizzare» il primo esperimento del premier durato meno di 14 ore. Dal vertice di Sharm el-Sheikh, il presidente le ha accusate di essere «le uniche responsabili di questo disordine». Per le opposizioni, è invece lui, il capo dello Stato, l'ingegnere del caos in cui è piombata la Francia dall'estate 2024. Lo dicono anche i socialisti, chiamati però in causa, tanto da destra quanto da sinistra, visto che sono rimasti alla finestra, in attesa, dopo che ieri sono state presentate due mozioni di «sfiducia» dell'esecutivo. Saranno discusse in aula entro 48 ore: una dei lepenisti, l'altra dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, a cui hanno già aderito altri 86 deputati dalle file degli ecologisti e dei comunisti.

E i socialisti? Reclamano con il segretario Olivier Faure una sospensione immediata e totale della riforma delle pensioni e il congelamento dell'età legale. Insomma, pongono paletti precisi. Oggi toccherà a Lecornu sciogliere in Aula le riserve, nell'atteso discorso di politica generale che avrà luogo alle 15. Poi i socialisti saranno chiamati a salvare il soldato Lecornu o a farlo cadere votando con chi ha già annunciato la sfiducia: servono 289 deputati, e con il Ps si supererebbero. Ma se oggi il premier dovesse annunciare un dibattito sulla riforma delle pensioni, pur senza pronunciarsi sull'effettiva abrogazione, il Ps potrebbe dargli tempo e fare da stampella al suo esecutivo.

Secondo il Guardasigilli, Gérald Darmanin, bisogna «far di tutto per evitare lo scioglimento dell'Assemblée». Si vedrà se anche con una retromarcia sul totem delle pensioni. Darmanin, come il presidente, punta il dito su una «classe politica che pensa alle proprie ambizioni, mentre noi tendiamo la mano», se «il governo deve fare sforzi e dare prova di umiltà, i partiti di responsabilità, e credo che nel gruppo socialista ci siano molti con cui possiamo lavorare assieme». Marine Le Pen e Jordan Bardella invitano il Ps a «uscire dall'ambiguità». I giovani socialisti chiedono di votare la sfiducia «senza esitazioni». Non è però escluso un accordo parlamentare di non censura, tra Ps e Lecornu; i seggi oggi ci sono, domani chissà.

Insomma, i margini per restare in sella ci sono. Ieri, per la prima attorno a un tavolo con i 34 ministri, Lecornu ha chiarito che «l'unico obiettivo è superare questa crisi politica che sconcerta alcuni concittadini e parte del mondo», invitando i ministri a essere «sobri, umili» e a «mettere da parte l'ego». Nella corsa contro il tempo per inviare al Parlamento la «finanziaria», in giornata o domani al massimo, un messaggio anche ai neogollisti. Nell'incertezza che avvolge le sorti dell'intero sistema, i Républicains, che vedono 6 ministri chiamati in squadra e per cui il partito ha annunciato l'espulsione, ieri hanno avviato una consultazione on line per chiedere agli iscritti di esprimersi sulla partecipazione all'esecutivo. «Sostenete la decisione dell'ufficio politico di rifiutare la partecipazione al governo?», è la domanda. Risposta attesa alle 18. Il partito che fu di Sarkozy, oggi guidato da Bruno Retailleau, l'artefice dell'implosione del Lecornu I, vede alla testa del gruppo parlamentare Laurent Wauquiez, che la pensa diversamente dal leader. Ma a rassicurare Retailleau è la prospettiva: i francesi vedono infatti di buon grado la strada da lui indicata, di rottura con la «Macronie». Il 52% è favorevole a formare, in caso di nuovo voto per l'Assemblée, una coalizione di governo delle destre con dentro repubblicani, lepenisti e conservatori di Marion Maréchal-Le Pen (Reconquête). Percentuale che diventa plebiscito (82%) se si considerano solo gli elettori dell'area.